Comunicare la guerra ovvero gli ingredienti dell'ideologia dell'intervento umanitario di ieri, di oggi, di domani
Abstract
<EN>
In the logic of war – which is the realistic logic of reason, politics, history – peace may only be the peace of war, peace understood as the end of war, as truce and preparation for war. In the perspective of the realism of politics which implements the strategies of productivity and efficiency, present form of production and communication is defended at all costs, even at the cost of the extrema ratio of war in accordance with the strict law of the force of things. The strongest expression of the destructive character of production in this phase in the development of global communication is war. The world of global communication and global market is the world of infinite war. We are now living in a world where international relations among Nations are regulated by so-called «just and necessary wars», by wars described as 'humanitarian’ wars or 'preventive' wars.
<FR>
Dans la logique de la guerre – qui est la logique de la raison, de la politique, de l’histoire – la paix n’est que la paix de la guerre, la paix comme fin et bout de la guerre, comme trêve et préparation de la guerre. Dans la perspective du réalisme de la politique, qui renforce les stratégies de la productivité et de l’efficacité, il faut défendre l’actuelle forme de et decommunication à tout prix, jusqu’à l’extrema ratio de la guerre comme l’exige la sévère force des choses. La plus manifeste expression du caractère destructif de la production dans l’actuelle phase du développement de la communication globale est la guerre. Le monde de la communication globale et du marché global est le monde de la guerre infinie. Nous vivons aujourd’hui dans le monde où les relations internationales entre les Etats sont réglées par la soi disant «juste et nécessaire guerre», par la guerre «humanitaire» ou par la guerre «préventive».
<IT>
Secondo la logica della guerra – che è la logica realistica della ragione, della politica, della storia – la pace è soltanto pace che segue alla guerra, pace concepita come fine della guerra, come tregua e preparazione della guerra. Nella prospettiva del realismo della politica che sostiene la strategia della produttività e dell’efficienza, l’attuale forma di produzione e di comunicazione è difesa a tutti costi, fino al costo dell’extrema ratio della guerra, in rispetto della dura legge della forza delle cose. La più chiara espressione del carattere distruttivo della produzione in questa fase dello sviluppo della comunicazione globale è la guerra. Il modo della comunicazione globale e del mercato globale è il mondo della «guerra infinita». Viviamo attualmente in un mondo in cui le relazioni internazionali sono regolate dalla cosiddetta «guerra giusta e necessaria», dalla guerra qualificata come «umanitaria» o come «guerra preventica». “La Guerra come scelta realistica obbligata, incombe”. Sostanzialmente è attaccando questa affermazione, assunta come alibi dai “pacifisti della coscienza”, che Ponzio sviluppa la sua argomentazione. L’autore ci dimostra come il discorso sulla guerra abbia assunto le sembianze di una campagna promozionale legittimante un intervento bellico difensivo, che radica la sua efficacia nell’essere adeguato all’ideologia capitalistica, sullo sfondo di un sapere sempre più parcellizzato. Risulta evidente il prevalere, nella rivendicazione di una guerra necessaria, della supremazia dell’identità occidentale che, per sua scelta, sancendo unilateralmente un accordo, decide di agire per la sicurezza globale. Ciò avviene, cercando di ignorare, o peggio di nascondere, la priorità, quasi fisiologica, di cooperazione internazionale e di buone relazioni anche con gli “stati canaglia”. Al contrario, ciò che avviene, è la sponsorizzazione di una guerra intesa come unico mezzo di prevenzione possibile, nonché auspicabile, per osteggiare le derive di un pacifismo, che seguendo le logiche di questa distorsione, rischia di fare soltanto il gioco dell’avversario.
In the logic of war – which is the realistic logic of reason, politics, history – peace may only be the peace of war, peace understood as the end of war, as truce and preparation for war. In the perspective of the realism of politics which implements the strategies of productivity and efficiency, present form of production and communication is defended at all costs, even at the cost of the extrema ratio of war in accordance with the strict law of the force of things. The strongest expression of the destructive character of production in this phase in the development of global communication is war. The world of global communication and global market is the world of infinite war. We are now living in a world where international relations among Nations are regulated by so-called «just and necessary wars», by wars described as 'humanitarian’ wars or 'preventive' wars.
<FR>
Dans la logique de la guerre – qui est la logique de la raison, de la politique, de l’histoire – la paix n’est que la paix de la guerre, la paix comme fin et bout de la guerre, comme trêve et préparation de la guerre. Dans la perspective du réalisme de la politique, qui renforce les stratégies de la productivité et de l’efficacité, il faut défendre l’actuelle forme de et decommunication à tout prix, jusqu’à l’extrema ratio de la guerre comme l’exige la sévère force des choses. La plus manifeste expression du caractère destructif de la production dans l’actuelle phase du développement de la communication globale est la guerre. Le monde de la communication globale et du marché global est le monde de la guerre infinie. Nous vivons aujourd’hui dans le monde où les relations internationales entre les Etats sont réglées par la soi disant «juste et nécessaire guerre», par la guerre «humanitaire» ou par la guerre «préventive».
<IT>
Secondo la logica della guerra – che è la logica realistica della ragione, della politica, della storia – la pace è soltanto pace che segue alla guerra, pace concepita come fine della guerra, come tregua e preparazione della guerra. Nella prospettiva del realismo della politica che sostiene la strategia della produttività e dell’efficienza, l’attuale forma di produzione e di comunicazione è difesa a tutti costi, fino al costo dell’extrema ratio della guerra, in rispetto della dura legge della forza delle cose. La più chiara espressione del carattere distruttivo della produzione in questa fase dello sviluppo della comunicazione globale è la guerra. Il modo della comunicazione globale e del mercato globale è il mondo della «guerra infinita». Viviamo attualmente in un mondo in cui le relazioni internazionali sono regolate dalla cosiddetta «guerra giusta e necessaria», dalla guerra qualificata come «umanitaria» o come «guerra preventica». “La Guerra come scelta realistica obbligata, incombe”. Sostanzialmente è attaccando questa affermazione, assunta come alibi dai “pacifisti della coscienza”, che Ponzio sviluppa la sua argomentazione. L’autore ci dimostra come il discorso sulla guerra abbia assunto le sembianze di una campagna promozionale legittimante un intervento bellico difensivo, che radica la sua efficacia nell’essere adeguato all’ideologia capitalistica, sullo sfondo di un sapere sempre più parcellizzato. Risulta evidente il prevalere, nella rivendicazione di una guerra necessaria, della supremazia dell’identità occidentale che, per sua scelta, sancendo unilateralmente un accordo, decide di agire per la sicurezza globale. Ciò avviene, cercando di ignorare, o peggio di nascondere, la priorità, quasi fisiologica, di cooperazione internazionale e di buone relazioni anche con gli “stati canaglia”. Al contrario, ciò che avviene, è la sponsorizzazione di una guerra intesa come unico mezzo di prevenzione possibile, nonché auspicabile, per osteggiare le derive di un pacifismo, che seguendo le logiche di questa distorsione, rischia di fare soltanto il gioco dell’avversario.
DOI Code:
10.1285/i18285368aXXVIn76p136
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