La stanza del noi
Abstract
Nella letteratura per l’infanzia un nuovo filone narrativo intreccia immagini e riflessioni per definire le “stanze del sé”, riprendendo il concetto di Virginia Woolf, quale spazio di libertà femminile e luogo rigeneratore di un Esser-ci trasversale e intersezionale. Proponiamo una possibile lettura critica di Una stanza tutta mia (2021) di Guendalina Passeri, in cui sono “dipinte” atmosfere emotive che schiudono mondi altri: una casetta che si riempie di sabbia, nubi e vento quando la protagonista dai fluenti capelli azzurri è arrabbiata o che trabocca di mare e barchette di carta che viaggiano quando le cose sono confuse o di colori e trenini nei momenti gioiosi. La protagonista dialoga direttamente con il lettore e illustrazione dopo illustrazione, lo conduce, insieme al suo amico giocattolo (un procione) nella propria stanza. L’obiettivo dell’Autrice non è solo quello di mostrare i “mobili”, quali simboli delle emozioni, che arredano la stanza, ma anche quello di “mettere in situazione” lo stesso lettore al fine di consentirgli di creare una stanza tutta sua. La “stanza del sé” diviene, pertanto, non più chiusura ad un mondo femminile, ma apertura alla differenza, al fine di potersi guardare dentro nel mentre si abitano le emozioni delle “stanze altre”, quindi luogo di trasformazione che può contagiare coloro che decidono di abitarla. Questa analisi mira a esplorare come questi spazi emotivi supportino la formazione dell’identità nelle narrazioni dell’infanzia.
Parole chiave: Esser-ci, atmosfere emotive, alterità, albo illustrato, differenza
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