Le Giornate di studio sul razzismo nascono dall’esigenza della comunità accademica dell’Università del Salento di assumere posizione nei confronti di un fenomeno che – a causa di ignoranza e paura, dell’emergere di vecchie forme di sfruttamento e nuove logiche di dominio – si sta pericolosamente estendendo e rinvigorendo, con una violenza e una penetrazione nel tessuto sociale, anche italiano, che desta preoccupazione e chiede a tutti noi una maggiore attenzione. Le lotte per i diritti civili degli anni Settanta e Ottanta sembravano aver arginato, almeno in larga parte, l’ideologia razzista a rivendicazioni di nicchie subpolitiche e movimenti fascistoidi, tristi eredi dei totalitarismi del Novecento, banditi dalla rappresentanza democratica, politica e sociale. Abbiamo forse creduto di poter confinare e amministrare il razzismo tollerandolo ai margini della politica, abbiamo immaginato cioè di poterlo isolare, di archiviarlo come un fenomeno del passato, ma la discriminazione razziale in realtà non si è mai sopita del tutto. Come un virus latente, il razzismo ha continuato a prosperare nel mondo, manifestandosi nei momenti di crisi: negli stati occidentali come un rigurgito dell’emarginazione suburbana e del conflitto sociale; altrove, come reazione alle politiche coloniali e imperialiste. In questi ultimi anni però il razzismo, sia come struttura concettuale sia come esercizio del potere politico, sembra aver acquisito nuova forza, per impulso di politiche suprematiste che hanno fatto leva sulla paura dell’altro, alla ricerca costante di un capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità delle crisi economiche, sociali e politiche. È il risultato di una politica mondiale che non ha saputo rispondere adeguatamente ai quesiti fondamentali di convivenza civile e democratica fra i popoli: la crescita demografica esponenziale della popolazione mondiale e la corrispondente diminuzione dei beni di prima necessità; il cambio climatico a fronte del riscaldamento globale; i flussi migratori, generati dai conflitti che ancora oggi funestano il Medioriente e l’Africa, oppure dalle prostranti povertà e dipendenza in cui giacciono numerosi paesi, alla mercé di un’economia di sfruttamento postcoloniale. Il razzismo prospera dove c’è conflitto, come giustificazione ideologica di privilegi e discriminazioni inconciliabili con i principi universalistici di libertà, uguaglianza e dignità della persona. Lo si può combattere solo con le armi della conoscenza, della cultura e della solidarietà, con delle politiche responsabili, all’altezza delle sfide poste dalla nostra epoca.
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e-ISBN: 978-88-8305-1715