Il ritratto della Belle Ferronnière di Leonardo da Vinci e l'epigramma di Antonio Tebaldeo


Abstract


En
This essay attempts a reappraisal of the content and form of a Latin epigram attributed to Antonio Tebaldeo. It is dedicated to a presumed portrait of Lucrezia Crivelli by Leonardo da Vinci which some critics have identified with the famous Leonardo portrait of the Belle Ferronnière datable to 1493-1494 (Paris, Louvre Museum, on loan at the Louvre in Abu Dhabi). As known, Tebaldeo's Latin text is handed down by two slightly different manuscripts: one appears in the Codex Atlanticus of the Biblioteca Ambrosiana (c. 456, formerly 167 recto-c) dated to the 1490s; the other, an early 16th-century apograph, is comprised in the section "pictura" of the Codex Ottobonianus 2860, c. 160r (Biblioteca Apostolica Vaticana). So far, neither version has properly been investigated, and this has prevented us from reaching a correct evaluation of Tebaldeo's epigram. In an earlier essay (still unpublished), I made an endeavor to evaluate both versions: this may provide us with some clues to the fortuna critica of the epigram from the late 15th century onwards. In the present abbreviated paper I shall briefly investigate both poems with regards to notions of Beauty and Nature. Leonardo's inventiveness, his ability to portray Crivelli's likeness and convey immortality to it through his art, are exalted in both versions. Literally speaking, Tebaldeo's epigram highly praises Lucrezia's beauty, being considered a great gift of Nature to her which, however, is doomed to perish as a consequence of time. Yet, Lucrezia's physique will remain ineffaceable thanks to Leonardo's pictorial art, thus becoming timeless. The essay briefly explores both concepts contained in Tebaldeo's epigram: that of immortal beauty created by art and considered a real and threatening challenge to Nature; and that of human beauty perpetuated through art; in this case, Leonardo's marvelous pictorial invention.
It
Il presente contributo propone un riesame del contenuto e della forma di un epigramma latino attribuito ad Antonio Tebaldeo e dedicato a un presunto ritratto di Lucrezia Crivelli dipinto da Leonardo, che qualche critico ha identificato nella celebre Belle Ferronière, databile al 1493-1494 (Parigi, Louvre, in prestito al Louvre di Abu Dhabi). Come noto, il testo latino di Tebaldeo è trasmesso da due manoscritti con piccole differenze: uno nel Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana (f. 456, ex 167 recto-c), datato agli anni Novanta; l'altro, un apografo di inizio Cinquecento, è compreso nella sezione "pictura" del Codice Ottoboniano 2860, c. 160r (Biblioteca Apostolica Vaticana). Finora nessuna delle due versioni è stata adeguatamente studiata, e ciò ha impedito di giungere a una corretta valutazione dell'epigramma di Tebaldeo. In un precedente lavoro, tuttora inedito, avevo compiuto un tentativo di considerare entrambe le versioni: ciò può fornirci qualche elemento sulla fortuna critica dell'epigramma dalla fine del Quattrocento in poi. Nel presente saggio, versione ridotta del precedente, indagherò brevemente entrambi i componimenti in rapporto ai concetti di Bellezza e Natura. L'originalità di Leonardo, la sua abilità nel ritrarre le fattezze della Crivelli, infondendo in esse l'immortalità per mezzo della sua arte, sono esaltate in entrambe le versioni. Preso letteralmente, l'epigramma di Tebaldeo elogia grandemente la bellezza di Lucrezia, grande dono della Natura a lei che, tuttavia, è destinata comunque a morire a causa del trascorrere del tempo. Ma l'aspetto di Lucrezia rimarrà incorruttibile grazie all'arte pittorica di Leonardo, diventando così eterno. Il saggio esplora in breve entrambi i concetti contenuti nell'epigramma di Tebaldeo: quello della bellezza immortale creata dall'arte e considerata una reale e spavalda sfida alla Natura; e quello della bellezza umana trasmessa dall'arte: in questo caso, dalla miracolosa invenzione pittorica di Leonardo.

DOI Code: 10.1285/i20380313v28p57

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