La paura nel discorso politico come strategia per la costruzione del consenso


Abstract


Il panorama politico odierno vede l'ascesa, e l'affermazione nei consensi, da parte di gruppi e personaggi comunemente definiti "populisti", molti dei quali collocati nell'area nazionalista e xenofoba. Le strategie comunicative utilizzate da tali formazioni e dai principali esponenti fanno diffusamente leva sull'evocazione di pericoli e minacce da contrastare, in modo tale da riuscire ad attivare i timori di molti cittadini e ad avvicinarli alle proprie proposte. La paura, dunque, per questa schiera di soggetti, diventa una "risorsa" per acquisire rilevanza e attenzione nello spettro politico, in un'epoca di forti incertezze e di crisi della democrazia a causa degli squilibri irrisolti del sistema economico neoliberista. Il presente lavoro mira ad approfondire gli studi sulla "propaganda della paura" tipica dei movimenti populisti e xenofobi, largamente trattata in molte ricerche (Browner, 2009; Capelli, 2005; Fuchs, 2018; Morelock, 2018; Woodak 2015), ma avanza anche l'idea che la persuasione da parte della politica, attraverso l'appello ai timori, sia divenuta oramai strategia propria dello spettro politico in generale. Poca attenzione, di fatti, è stata rivolta verso altre aree politiche e culturali come ad esempio i diretti avversari dei populisti, politici, partiti e governanti già attuatori delle misure neoliberiste, di quelle di austerità monetaria, difensori degli organismi internazionali e per l'appunto detrattori dei nuovi populisti; quei soggetti della scena politica che della prospettiva del pulpito opposto potremmo definire a favore dell'establishment. L'indagine verrà attuata attraverso un'analisi testuale dei discorsi selezionati di personalità appartenenti alle due fazioni individuate, distinguibili quindi come "i populisti" e "i politici pro-establishment". Tale lavoro si pone come proposta di futuri approfondimenti per gli studi sulla comunicazione politica e la sociologia dei processi culturali che prendano in considerazione il ruolo delle emozioni nei metodi di costruzione del consenso e di esercizio del potere all'interno delle democrazie.

DOI Code: 10.1285/i9788883051593p53

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